Madonna della Lucchina

In una finta finestra delle dipendenze della villa della Resistenza un tempo Gandini, è racchiuso un affresco riproducente la Madonna col Bambin Gesù d’autore ignoto.
L’immagine è denominata “Madonna della Lucchina”. La denominazione ci porta per analogia e omonimia di pensiero, alla Madonna di S. Luca che si venera nel rinomato colle di Bologna, ma così non è.
Una Bolla Pastorale autentica, emanata dal Vescovo di “Modena Monsignor Emilio Cugini in data 4 maggio 1861, concede l’indulgenza plenaria ai devoti oranti della Vergine, che si dice” ,… venerasi in questa Contrada detta della Lucchina”, corredata da diversi ex voto per grazia ricevuta.

La Contrada della Lucchina cominciava in via Gallucci a Modena e metteva capo in via S. Pietro. Si suppone fosse cosi chiamata perchè nel XIV secolo vennero ad abitarvi mercanti lucchesi, chiamati a Modena nel 1337 da Obizzo 3° d’Este, per ravvivare l’industria della seta ed altri commerci, spentisi in conseguenza delle guerre tra le fazioni Guelfe e Ghibellini modenesi (Aigoni e Grasolfi), e fra i nobili Intrinseci ed Estrinseci, (cittadini e del contado), concedendo loro per un quinquennio l’esenzione dagli aggravi fiscali.
Durante i lavori dell’addizione Erculea di Modena, avvenuta dal 1842 e terminata nel 1868, furono demoliti i fatiscenti edifici che componevano le Contrade dette del Pelatore o Pelatoio, del Mangano e della Lucchina, per far posto all’erigendo Palazzo della Prefettura e al nuovo Corso Adriano. (1)
I conti Gandini – che come i Tavoni, i Forghieri, i Malatesta ed altri – possedevano case in queste contrade, cedettero l’area a beneficio del miglioramento urbanistico cittadino. In base a questa operazione si ricava che i Gandini, da attenti conservatori d’oggetti d’epoca, recuperarono l’affresco della Madonna della Lucchina e la fecero traslare nella loro villa di Formigine, ove ancora si conserva assieme agli ex voto e al documento episcopale suaccennato.