Gli oratori e le maestà della nostra parrocchia
Vivere in compagnia, in comunione di Dio, della Madonna e dei Santi vuol dire certamenete avere fede; ed è quello che più conta! Ma vuol dire anche vivere in serenità e gioia perchè si sà di essere sempre avvolti e circondati dall’Amore di Qualcuno.
Scoprire i segni di questa presenza dell’amore nei nostri paesi, nelle nostre strade, piazze e case vuol dire gioiosa ricerca delle realtà più grandi che danno senso alla vita.
Introduzione
Percorrendo ciò che resta delle antiche strade del territorio modenese – come del resto tutto quello emiliano-romagnolo – ci s’incontra di frequente in pilastri o colonne, anticamente chiamate majestà, il più delle volte corrose dal tempo e dall’abbandono, nelle quali però sempre vi si conserva un’immagine sacra.
Era invalso al tempo in cui i romani aprivano nuove strade, di collocare una colonna per indicarne il punto d’origine, il termine, l’epoca o l’autore dell’arteria. Quest’uso si mantenne inalterato attraverso i secoli; cambiarono il tipo, la forma e la nomenclatura date a simili colonne, ma lo scopo ci arrivò costante sino alla metà del presente secolo. Divenne quindi tradizione col passare. del tempo, ornare questi pilastri con una nicchia in cui racchiudervi un’ immagine sacra, volta a preservare i viandanti da incontri sgradevoli e malvagi, ed i rotabili dalle disgrazie, specie in prossimità di guadi o ponti.
Di tanto in tanto s’intersecano a queste maestà, vere e proprie cappelline private.
Le une e le altre tutte col prospetto diretto alla strada, in modo che l’immagine sacra fosse rivolta alla venerazione pubblica dei passanti.
Tali monumenti di antica e recente data, sono la testimonianza dell’ininterrotta fede nel cristianesimo della nostra gente. Essa risale sin dai tempi in cui S. Apollinare, (l° o 2° secolo d. C. ritengono probabile alcuni), portatosi a Ravenna dopo aver accompagnato S. Pietro a Roma, (altri pensano S. Barnaba o S. Dalmazio), evangelizzò al cristianesimo la Romagna e l’Emilia.
La continua presenza poscia in questo territorio dei padri benedettini dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente; il susseguirsi alla guida della Chiesa di Modena di Vescovi prestigiosi e lungimiranti – tra i quali va ricordato S. Geminiano, la cui fama ed influenza varcò i confini nazionali, sino a divenire leggenda – nonché l’apostolato svoltò a Modena, Carpi, Torre Maina e, con ogni probabilità anche a Formigine da S. Bernardino, durante il suo peregrinare intorno all’anno 1335 in questa zona, (l) attestano chiaramente la radicata fede religiosa di questo popolo.
La chiesa di Formigine poi, prima di assurgere a parrocchia, era un Rettorato posto sotto la cura della Cattedrale di Modena, a cui era preposto un Canonico del Capitolo. Vediamo infatti che ancora nella prima metà del Seicento e fino alla seconda metà del Settecento, il Collegio dei Canonici Laureati del Capitolo deteneva terre e benefici in quel di Formigine, provenienti da lasciti e legati eretti da privati formiginesi.
Questo indissolubile vincolo religioso, culturale e tradizionale che da sempre ha legato la nostra chiesa all’Episcopato modenese, è tutt’ora fervidamente sentito dai fedeli formiginesi.
Quanto sopra esposto, congiuntamente alla devozione alla Vergine Maria in primo luogo, al Redentore ed ai Santi tutti – quasi maggiore dell’adorazione dovuta al Padre Celeste – unite alle invocazioni di protezione rivolte ai Santi dai fedeli, sono forse le ragioni che hanno portato all’erezione degl’innumerevoli oratori e maestà, sparsi per ogni dove nell’alta e bassa pianura modenese e reggiana, ma certamente senza pari per quantità nella nostra parrocchia ed in quelle circostanti.
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